La carie è un processo distruttivo del dente ad eziopatogenesi multifattoriale dove entrano in gioco: batteri cariogeni aggregati nella placca batterica, un’alimentazione ricca di zuccheri e alcune variabili relative al soggetto ospite.
La placca batterica è l’insieme dei batteri non patogeni normalmente presenti nella bocca, che si depositano sulla superficie dei denti, dove si riproducono e si organizzano, liberando gli acidi responsabili della carie, utilizzando come fonte d’energia gli zuccheri rimasti in bocca.
Dalla superficie dello smalto, estendendosi in profondità, il processo carioso raggiunge la dentina. In questo stadio il dente fa male a contatto con il freddo e con i cibi acidi o zuccherati. Quando, procedendo ulteriormente in profondità, la carie raggiunge la polpa, il dolore diviene spontaneo, soprattutto di notte o in posizione sdraiata. Il dente fa male anche alla pressione e al contatto con cibi caldi.
Nel corso di una visita di prevenzione il dentista può evidenziare la presenza di processi cariosi di lieve entità (pertanto ancora asintomatici) e consigliarne la cura. Inoltre il dentista può controllare il livello d’igiene orale domiciliare tenuta nei mesi precedenti ed eventualmente dare gli opportuni consigli per migliorarla e fornire le adeguate istruzioni d’igiene alimentare, fondamentali per il controllo dell’insorgenza della patologia.
Perché la cura di un processo carioso iniziale è più semplice, richiede un minor dispendio di tempo e ha un costo sicuramente più basso.
La cura della carie mediante otturazione e/o ricostruzione, a volte preceduta da devitalizzazione, è fondamentale per preservare la funzione masticatoria e rimuovere o prevenire l’eventuale infezione, fonte di diffusione a distanza di processi infettivi e reumatici, con possibili complicazioni ad interessamento renale, cardiaco, articolare e oculare.
Sì, sempre che essi non stiano per cadere e lasciare il posto ai corrispondenti denti definitivi.
Nei bambini è importante mantenere inalterata, nel corso della crescita nell’attesa della permuta, la lunghezza e la forma delle arcate dentarie, in modo da permettere l’alloggiamento dei corrispondenti denti permanenti. La presenza del dente deciduo stimola infatti la formazione e lo sviluppo del dente permanente corrispondente e dell’osso alveolare deputato ad accoglierlo.
Una corretta igiene orale ed una buona igiene alimentare possono abbassare notevolmente il rischio d’insorgenza di patologia cariosa. Le periodiche visite di controllo dal dentista unitamente alle consigliate sedute d’igiene professionale mantengono ulteriormente sotto controllo la situazione. In età pediatrica sono consigliabili l’assunzione di fluoro e la sigillatura dei solchi occlusali dei molari e dei premolari appena erotti.
Un dente devitalizzato è più fragile pertanto, per evitare fratture, è consigliato ricoprirlo con una corona ed eventualmente irrobustirlo con un perno endocanalare in fibra di carbonio o vetro.
La colorazione scura dei denti può essere dovuta a due tipi di fattori: interni ed esterni. Le macchie esterne sono quelle che si formano sulla superficie dello smalto e possono essere dovute al tartaro, al fumo, a cibi come liquirizia, caffè, tè, vino rosso oppure all’uso di colluttori contenenti clorexidina. Queste macchie si tolgono facilmente con la pulizia professionale eseguita dal dentista, a cui deve far seguito un’accurata igiene orale da parte del paziente per mantenere il risultato. Anche l’età svolge un ruolo importante, perché i denti col passare degli anni tendono a diventare più scuri. I fattori interni, invece, agiscono durante la formazione del dente: in pratica i denti “si formano già macchiati”. Questi fattori possono essere:
L’efficacia dello sbiancamento dipende fondamentalmente dal tipo di macchie presenti sui denti. Inoltre le sostanze sbiancanti ovviamente non agiscono se i denti sono coperti da tartaro o macchie di fumo e nemmeno funzionano sulle otturazioni o sulle corone protesiche. Per questo, conviene prima fare una pulizia professionale dei denti. Le sostanze sbiancanti non sono dannose per lo smalto. Tuttavia, durante o dopo lo sbiancamento i denti possono diventare temporaneamente più sensibili al freddo. Può essere utile in questi i casi associare un gel al fluoro.
La tecnica sbiancante utilizzata (luce + gel sbiancante) sbianca fino ad un massimo di 9 gradi di tonalità. Naturalmente ogni tipo di dente reagisce in maniera diversa. In generale li miglioramento si attesta sui 6 – 7 gradi di tonalità. In caso di denti severamente “ingialliti” è possibile che siano necessarie più di una seduta (2 – 3 sedute).
La durata dei risultati dipende molto dal comportamento dell’ utente. Tabacco, caffè, the, non adeguata pulizia dentale, ecc. riducono la durata del risultato. Regolari pulizie dentali e l’uso di dentifrici sbiancanti allungano la durata del risultato. Alcuni clienti propendono per trattamenti su base annuale.
Sì. Lo sbiancamento non danneggia lo smalto dei denti. La base del gel sbiancante è il perossido di idrogeno.
Una bassa percentuale di clienti può avvertire una temporanea ipersensibilità dentale. Basterà astenersi dal bere bevande troppo fredde o troppo calde per 24 ore.
La procedura sbiancante è sconsigliata ai soggetti con forte sensibilità dentale a cibi e bevande calde e fredde o che presentano denti frontali lesionati.
No, lo sbiancamento dei denti funziona solo su denti naturali.
Finché il dente non è stato ricostruito non dovreste usarlo per masticare o mordere. Il dente non ricostruito è più soggetto a frattura, quindi dovreste farvelo ricostruire il più presto possibile. In generale, dovreste seguire una corretta igiene orale, che includa l’uso dello spazzolino e del filo interdentale, regolari controlli e pulizie. La maggior parte dei denti devitalizzati hanno lo stesso arco di vita degli altri denti naturali, in alcuni casi il dente devitalizzato non guarisce, oppure il dolore persiste; spesso, quando ciò avviene, il dente può essere salvato ripetendo la devitalizzazione.
Una carie profonda, un’otturazione imprecisa, fessurata o rotta possono causare una nuova infezione nel vostro dente. In alcuni casi si potrebbero scoprire restringimenti, deviazioni del canale o otturazioni canalari insufficienti che richiedono un re-intervento.
La maggior parte dei denti può essere curata, solo in rari casi il dente non può essere salvato perché, ad esempio:
Tuttavia, i progressi nel campo dell’endodonzia hanno reso possibile salvare denti che fino a pochi anni fa sarebbero stati irrimediabilmente persi. Quando la devitalizzazione non è efficace, la chirurgia endodontica potrebbe essere in grado di salvare il dente.
Secondo l’Associazione Americana degli Odontisti (odontoiatri specializzati nel trattamento dei traumi e delle infezioni della polpa dentale), il luogo comune che la devitalizzazione sia dolorosa risale a decenni fa, quando questi interventi facevano veramente male. Al giorno d’oggi, con le tecnologie moderne e il miglioramento delle procedure di anestesia, le devitalizzazioni non sono più dolorose delle semplici otturazioni. Sapere esattamente a che cosa si va incontro durante la devitalizzazione può aiutarvi a diminuire la vostra ansia.
Con la tecnologia odierna la maggior parte degli interventi di devitalizzazione può essere eseguita nel corso di una o due visite ambulatoriali.
Molte persone credono che, se si ha una capsula su un dente, alla fine il dente dovrà essere devitalizzato: in realtà le capsule non hanno quest’effetto. Se per un dente già coperto dalla capsula è necessaria la devitalizzazione, potrebbe essere perché il dente ha un ascesso oppure perché la carie ha colpito il dente sotto la capsula e ha raggiunto la polpa.
Non c’è nessuna prova che dimostri che la devitalizzazione sia causa di malattie; è stato dimostrato che le persone che si sono fatte devitalizzare un dente non sono maggiormente a rischio di problemi rispetto a quelle che non hanno subito quest’intervento.
Quando viene eseguito un intervento di devitalizzazione si rimuove la polpa all’interno del dente. Non si vanno a toccare le radici del dente.
Le donne incinte possono e devono farsi devitalizzare i denti, in caso di necessità. Prima dell’intervento bisogna fare una radiografia, ma l’esposizione alle radiazioni è davvero minima e i raggi X vengono puntati contro la bocca e non contro la zona addominale. Se siete incinte e dovete fare una radiografia si userà una protezione di piombo per salvaguardare la salute del vostro bambino. Gli anestetici usati sono sicuri anche per le donne incinte. Sta a voi ricordarci che siete incinta, prima di fare le radiografie.
Di solito la devitalizzazione viene eseguita perché il mal di denti è insopportabile, ma in molti casi potrebbe essere necessaria la devitalizzazione anche se il dente non fa male. Siamo in grado di riconoscere se la polpa di un dente è infetta o danneggiata. In questo caso, è necessaria la devitalizzazione per salvare il dente.
Conservare i denti naturali più a lungo possibile è molto importante per una masticazione corretta. Per rimediare alla caduta dei denti ci sono varie possibilità, come ad esempio le dentiere complete o parziali, gli impianti dentali e i ponti fissi: queste alternative, tuttavia, possono essere molto più care rispetto alla conservazione del dente con la terapia di devitalizzazione.
E’ un intervento chirurgico che viene effettuato ambulatorialmente per il recupero di struttura dentale sana qualora fratture e carie abbiano messo a rischio la possibilità di riabilitare il dente. Agendo su gengive ed osso si creeranno le condizioni per ricostruire il dente e mantenere efficacemente pulita la zona interessata.
Qualora la morfologia dei difetti creati dalla parodontite renda impossibile bloccare la progressione della malattia con tecniche non chirurgiche è indicato un approccio chirurgico: in una sola seduta operatoria i difetti ossei verranno ripuliti, l’osso rimodellato e le gengive predisposte alla guarigione. Un’ottima igiene ed i controlli frequenti sono condizioni basilari per poter affrontare con successo questa malattia.
Il termine parodontite viene usato per descrivere la malattia parodontale, ossia delle gengive. Essa e’ caratterizzata da: sanguinamento gengivale dolore, gonfiore con ascessi con conseguente crescente mobilita’ ed eventuale perdita dei denti. In questa malattia si ha una componente di familiarita’ e molte volte puo’ anche accompagnare malattie sistemiche come ad esempio il diabete. Grazie alle moderne tecnologie in campo odontoiatrico ed un controllo molto frequente accompagnato da sedute d’igiene e’ possibile arrestare la malattia. La principale terapia della malattia parodontale e’ l’ablazione del tartaro ed il curettage per i casi lievi mentre la chirurgia con interventi a lembo e rigenerazione ossea guidata per i casi piu’ gravi.
Molte sono le cause che possono dare mobilita’ dei denti: manifestazione di parodontosi a livello delle gengive ad esempio come anche di un’infezione intorno al dente. Si puo’ avere mobilita’ anche nei casi di sofferenza del legamento alveolo-dentario dovuto a sovraccarico occlusale( dovuto ad un incongruo rapporto tra le arcate dentarie antagoniste).
La sensibilita’ varia da persona a persona ma le cause principali sono le erosioni cervicali, le retrazioni gengivali come anche l’ipersensibilita’ conseguente a terapie conservative o protesiche. L’uso di dentifrici o colluttori specifici associato ad applicazioni di vernici desensibilizzanti in studio possono eliminare il problema. In altri casi si puo’ ricorrere a terapie piu’ complesse come la rigenerazione guidata con l’ausilio di membrane (in caso di retrazione gengivale) o la eventuale devitalizzazione di elementi dentari.
Durante il periodo della gravidanza e’ molto frequente un arrossamento, gonfiore ed anche sanguinamento delle gengive. Ecco perche’ sono importanti controlli accompagnati da una seduta d’igiene.
Se il dente del giudizio è erotto completamente, la sua estrazione è perfettamente uguale a quella di qualsiasi altro dente. Se invece il dente è ricoperto tutto o in parte da gengiva, allora è necessario un intervento chirurgico con scollamento di un lembo di gengiva per permettere l’accesso al dente, a cui seguono dei punti di sutura per favorire la guarigione. Questo però non deve spaventare, perché il tutto si svolge in anestesia locale, quindi è assolutamente indolore. Dopo l’intervento, ci può essere un lieve gonfiore che può raggiungere un picco fino a due giorni dopo per poi decrescere. Può esserci la formazione di un’ematoma in quanto il sangue non potendo uscire per la ferita suturata si raccoglie in basso. In alcuni casi si può avere anche la comparsa di una febbricola e un leggero indolenzimento della zona.
I denti del giudizio o terzi molari erompono in un’età compresa trai 17 e i 25 anni. Quando non c’è abbastanza spazio in arcata, soprattutto in quella inferiore, erompono solo parzialmente (parte della corona resta ricoperta di gengiva) e in posizione anomala, cioè obliqui, oppure rivolti verso la guancia o verso la lingua o verso il dente che li precede; in altri casi restano completamente inclusi sotto la gengiva o addirittura dentro l’osso. Questa eruzione anomala dei denti del giudizio prende il nome di disodontiasi, e può essere accompagnata da sintomi come dolore all’orecchio, difficoltà ad aprire la bocca, rigonfiamento dei linfonodi, talvolta da veri e propri ascessi. Inoltre, i denti del giudizio in posizione anomala possono causare lesioni alla mucosa delle guance e della lingua e anche carie dei denti vicini. Per questi motivi spesso è consigliabile la loro estrazione.
In quasi tutti i giovani intorno ai 20 anni, sia in chi ha portato l’apparecchio ortodontico sia in chi ha avuto denti perfetti per natura, si verifica un lieve accavallamento (o affollamento) degli incisivi inferiori. L’opinione comune è che la colpa sia dei denti del giudizio che proprio in quel periodo spingono per uscire. Ad ogni modo la germectomia (estrazione precoce del germe del dente del giudizio) ci auta a sistemare meglio i denti nei settori laterali e posteriori per la possibilità di avere maggiore spazio e ci da quindi un valido aiuto per la prevenzione dell’affollamento.
Qualsiasi persona in buona salute. Le controindicazioni riguardano i pazienti con gravi rischi cardiovascolari (ad es. infarto recente), con diabete scompensato, osteoporosi, sinusite mascellare o gravi malattie in corso.
Gli impianti vengono inseriti nell’osso dei mascellari. Dopo la perdita dei denti quest’osso inizia a riassorbirsi. Quindi è possibile che non ce ne sia a sufficienza per poter alloggiare gli impianti. Più tempo è trascorso dalla perdita dei denti e maggiori sono le possibilità che l’osso si sia riassorbito. E’ comunque possibile rigenerare l’osso con degli interventi chiamati di chirurgia rigenerativa. Quindi anche nei pazienti “senza osso” si può praticare l’implantologia, eseguendo però prima interventi di chirurgia rigenerativa.
La moderna implantologia fornisce risultati paragonabili a quelli dei denti naturali protesizzati. Quindi un impianto è paragonabile ad un dente naturale. Come questo deve essere sottoposto a “manutenzione” (scrupolosa igiene quotidiana, controlli ed igiene professionale semestrale) e se non viene mantenuto pulito e controllato può ammalarsi e richiedere delle terapie. Comunque sono documentati casi di impianti ben mantenuti che sono ancora in funzione dopo 25 anni.
No. Il rigetto è una reazione con la quale il sistema immunitario dell’organismo riconosce ed attacca delle parti biologiche considerandole come non proprie. Gli impianti sono componenti in titanio, un metallo biocompatibile quindi inerte che non viene riconosciuto dal sistema immunitario e non stimola nessuna reazione, ne immunitaria ne allergica.
Assolutamente si. La sensazione prodotta dai denti artificiali supportati da impianti è identica a quella dei denti naturali.
Nella quasi totalità dei casi si. E’ possibile sostituire ogni dente singolarmente come se fosse un dente naturale senza intaccare i denti vicini. Rimane sempre il fatto che deve esserci osso disponibile sia in altezza che in spessore.
I tempi di intervento sono attualmente ridotti a circa 15 minuti per impianto, cosa molto gradita ai pazienti i quali giungono con una serie infinita di pregiudizi, perche magari hanno parlato con amici che hanno subito interventi dolorosissimi durati ore; in questi casi la conclusione dell’intervento in soli 15 minuti li tranquillizza, modificandone totalmente l’atteggiamento.
No, gli impianti sono dei pilastri artificiali che simulano le radici dei denti quindi quelli inseriti rimangono utilizzabili nel tempo con la possibilità di inserirne altri e di protesizzarli. Questo invece non è possibile con i ponti tradizionali in quanto una volta perduto il pilastro di un ponte viene ad essere compromesso tutto il lavoro.
La perdita di un elemento dentario non è sicuramente grave come per altri organi, ma si possono sviluppare nel tempo dei problemi se questo non viene prontamente sostituito. I problemi consistono soprattutto in uno spostamento dei denti vicini, quello più “avanti” si sposterà più indietro e quello più “indietro” si sposterà in avanti. Contemporaneamente il dente corrispondente nell’arcata antagonista tenderà ad estrudersi, cioè ad “allungarsi” fuori della sua sede per la mancanza di uno stop. In pratica l’organismo tenderà a richiudere lo spazio che si è venuto a creare. Aspettare molto tempo significa non avere più uno spazio a disposizione per poter riposizionare un dente in sostituzione, ma cosa ancora più grave si rischia la perdita di funzionalità del dente corrispondente.
Quando è possibile è meglio ricorrere all’implantologia. Essa permette di non rimpicciolire i denti vicini come invece è necessario nel caso della preparazione di un ponte. Il ponte inoltre necessita di un’adeguata igiene in quanto i denti sono uniti fra loro per cui la possibilità di infiltrazioni cariose sotto il ponte è maggiore.
No se sostituisco un solo elemento dentario. I costi dell’implantologia sono più alti a causa delle viti implantari in titanio, ma l’elemento protesico è uno solo. Nel caso del ponte tradizionale si ha un risparmio relativamente alla vite in titanio che non viene inserita ma gli elementi protesici sono 3: l’elemento mancante e i due denti pilastro. Nel caso del ponte tradizionale bisogna aggiungere anche i costi biologici legati alla preparazione dei denti contigui.
Sicuramente si. Infatti sia le labbra che le guance avranno con la protesi un migliore sostegno. Questo migliorerà l’aspetto delle vostre labbra, del vostro volto e del profilo (ringiovanendolo). Inoltre avrete più facilità nei rapporti sociali, questo grazie al sorriso che la protesi vi donerà con i suoi elementi dentari, che devono essere rapportati ai lineamenti del vostro viso. Potrete mostrare il vostro sorriso senza alcuna timidezza.
I primi giorni è opportuno abituarsi alla protesi, cercando di portarla il più possibile. La protesi nuova all’inizio può provocare piccoli arrossamenti o ulcere, in questo caso bisogna rivolgersi subito al dentista per ritoccarla scaricandola nei punti di fastidio. Una volta passata questa fase consigliatevi con il vostro dentista se ritiene opportuno che portiate la protesi anche di notte.
Occorreranno alcune settimane per abituarsi a una nuova protesi, infatti con quest dovrete abituarvi a mangiare, parlare, si potrà avere la sensazione di avere una bocca piena e ci potrebbe essere una maggiore produzione di saliva. Dopo le prime settimane vi abituerete alla nuova protesi.
Per abituarsi a mangiare e quindi gustarsi i cibi e bene cominciare con questi allenamenti: inizialmente cominciare con una dieta liquida/semiliquida, introducendo un poco alla volta (dopo la prima settimana) cibi morbidi e tagliati a pezzeti piccoli. Usate quando masticate tutte e due le parti della bocca. Non usare i denti incisivi per tagliare i cibi (pane, frutta, ecc. ). E’ sconsigliato mangiare cibi duri. Cercate di mangiare cibi non troppo caldi.
Questi che vi proponiamo sono solo consigli per abituarvi a parlare con la protesi, ovviemente ognuno di voi potrà avere maggiori risultati provando altre metodiche più adatte a se stesso. Leggere ad alta voce Pronunciare parole difficili Provate a parlare più lentamente Mettetevi, quando provate, davanti ad uno specchio Se la protesi si muove, rimettetela a posto facendo attenzione di riposizionarla delicatamente al posto giusto e poi chiudete la bocca deglutendo. Provate a ridere.
Succede specialmente durante i primi tempi di utilizzo della protesi nuova o ribasata, come conseguenza del fatto che i muscoli della bocca non sono abituati a questo corpo estraneo e la lingua agisce come una leva per controllarne la stabilità. In questo caso l’uso di un adesivo vi aiuterà ad abituare i muscoli e vi permetterà di mangiare senza temere situazioni imbarazzanti.
No. Purchè abbiate una dentiera perfettamente aderente alla gengiva. In caso contrario consultate il vostro dentista; una ribasatura (per ristabilire il perfetto contatto di tutta la superficie della dentiera con la mucosa) può risolvere il problema o provvisoriamente, l’uso di un adesivo, garantisce una perfetta aderenza, evitando che i residui di cibo si infiltrino negli spazi vuoti, fermentino e creino problemi di alitosi. Con il passare del tempo è normale che si creino spazi vuoti tra protesi e gengiva dovuti al naturale ritirarsi della massa ossea. In questo caso è opportuno eseguire un controllo dal dentista.
La semplice acqua non sempre è sufficiente a garantire una perfetta pulizia. In particolare, con gli adesivi insolubili è utile usare le compresse detergenti perchè studiate apposta per sciogliere i residui di pasta.
Un’accurata igiene orale vi permetterà di avere sempre una dentiera splendente e vi preserverà da fastidiose infiammazioni.
I benefici principali di un trattamento ortodontico sono il miglioramento dell’estetica del viso, del sorriso, della funzionalità dell’occlusione. C’è anche da considerare la facilità con cui i denti ben allineati possono essere puliti, con evidente vantaggio nella prevenzione di carie e parodontopatie.
Considerato che alcune malocclusioni scheletrico-dentali si possono trattare già intorno ai cinque anni di età, possiamo considerare questa l’età più appropriata per la prima visita ortodontica.
E’ variabile, spesso dipende dalla gravità della malocclusione. Si tende a trattare precocemente, verso i 4/5 anni di età, le malocclusioni in cui si rileva un problema scheletrico che può complicarsi con la crescita, ad esempio il morso incrociato con latero-deviazione funzionale della mandibola o le terze classi scheletriche.
La durata è variabile, dipende dal problema da trattare. Un trattamento ortodontico può durare da pochi mesi a 3, massimo 4 anni nell’adulto. Nel bambino in crescita, invece, a causa del continuo sviluppo della dentatura, si usa alternare periodi di trattamento ad altri di attesa, ad esempio può essere necessario un trattamento in due tempi, uno in dentizione decidua e l’altro in dentizione mista.
Si può avvertire qualche fastidio i giorni successivi all’applicazione dell’apparecchio o alla sua attivazione. Si tratta di piccole irritazioni della mucosa che va a sfregare contro le parti sporgenti dell’apparecchio. A volte interviene una lieve dolenzia dentale spontanea e alla masticazione. Nel giro di pochi giorni i fastidi vanno ad attenuarsi, fino a scomparire: i recettori parodontali del dolore, che si attivano a causa delle pressioni esercitate dall’apparecchio, nel giro di breve tempo vanno incontro ad adattamento e i fastidi cessano.
Si, è vero. Il combaciamento dei denti è strettamente connesso all’attività funzionale della muscolatura masticatoria e delle articolazioni temporo-mandibolari. Quando i denti non combaciano bene la mandibola può subire una modifica nel suo assetto posturale che, a sua volta, può riflettersi in una disfunzione muscolare e articolare da cui può generare dolore nel distretto cranio facciale.
No, non sono tutti uguali. Si distinguono, prima di tutto, in fissi e mobili. I primi s’incollano o si cementano ai denti, i secondi li applica e rimuove il paziente. Quello che va compreso è che l’apparecchio, per l’ortodontista, è uno strumento per raggiungere un fine, che in parte è predefinito da modelli ideali di riferimento e, in altra parte, va programmato in base alle effettive necessità ed esigenze personali del paziente. Solo dopo aver analizzato tutti i dati relativi alla malocclusione da trattare, e solo dopo averli combinati alle aspettative del paziente, può essere selezionato l’apparecchio ortodontico.
La contenzione si effettua alla fine del trattamento ortodontico, per favorire la stabilizzazione della correzione. L’ortodontista consegna al paziente gli apparecchi che dovranno essere portati secondo le prescrizioni d’uso.
Molte malocclusioni si possono prevenire attraverso il controllo dei fattori ambientali in grado d’influire negativamente sulla crescita dei mascellari e sullo sviluppo della dentatura. In generale va tenuto presente che le abitudini viziate, nel periodo di formazione della dentatura, da quella decidua alla permanente, interferiscono con la corretta disposizione dei denti all’interno di ogni arcata e con la formazione di un buon ingranaggio occlusale. Altra prevenzione è quella che può effettuare l’ortodonzista, intercettando e rimuovendo i problemi che possono ostacolare il corretto sviluppo della dentatura.
L’apparecchio ortodontico, in particolare quello fisso, facilita il ristagno di cibo, ma in se non causa carie. Seguendo nel corso del trattamento, scrupolosamente, le istruzioni per l’igiene date dall’ortodontista, non c’è alcun pericolo né di carie né d’infiammazioni gengivali.
Il disallineamento dei denti, entro certi limiti, può essere perfettamente compatibile con una buona estetica del sorriso e con una corretta funzione occlusale. A volte può comportare alterazioni dell’estetica del sorriso senza alcuna influenza negativa sulla funzione occlusale. E’ possibile che accada anche il contrario, cioè che a causa di malposizionamenti dentali si determinino disturbi a carico del sistema occlusale senza alterazioni dell’estetica del sorriso.
E’ possibile allineare i denti a qualunque età, purchè i tessuti di sostegno dei denti siano in buone condizioni di salute.
Sì. Va ridotta l’assunzione di cibi e bevande dolci: i cibi a base di zuccheri e amidi generano una placca batterica adesiva e molto acida, che può causare la carie e favorire la malattia parodontale. E’ buona regola nel corso del trattamento tagliare a piccoli pezzi i cibi duri come le carote e le mele, e non masticare cubetti di ghiaccio. I dolci duri e “appiccicosi” possono danneggiare i fili e staccare i brackets. E’ anche il caso di evitare cibi duri e croccanti, le gomme da masticare e le caramelle dure che possono staccare l’apparecchio.
Spazi, rotazioni, inclinazioni oppure affollamenti tra i denti sono segnali di allarme che possono significare che hai bisogno di ortodonzia. Qualche volta i segnali non sono così evidenti: il combaciamento sbagliato o il consumo anormale dei denti può causare dolore alle articolazioni della mandibola ed instabilità del morso. La cattiva chiusura può portare a mal di testa, dolori cervicali alle spalle e alle orecchie e può causare vertigini (Sindrome dell’articolazione temporo-mandibolare).
No, la situazione non si risolverá da sola. Nella zona dei denti anteriori col passare del tempo lo spazio non cresce in modo notevole, anzi, nella maggior parte delle persone, dopo che spuntano i molari permanenti lo spazio a disposizione nella zona dei denti anteriori diminuisce.
Le visite ortodontiche hanno una frequenza mensile.
Sí. Un dente munito di corona si muove proprio come un semplice dente otturato.
L’età ideale in cui la terapia ortopedica consente di ottenere i migliori risultati è quella prima e durante il picco della crescita puberale. In questo periodo si osserva un’ accelerazione nella crescita scheletrica e quindi nell’aumento nella crescita della mandibola oltre alla comparsa di una serie di segni secondari tipici della pubertà. Intervenendo in questa fase si possono ottenere i risultati desiderati con il miglior bilancio tra durata del trattamento ed efficacia dello stesso. Nella maggioranza dei soggetti il picco di crescita inizia tra i 7-8 ed i 9-12 anni e l’individuazione di questo momento “ottimale” si può effettuare con varie metodiche che vanno dall’analisi carpale (mediante radiografia di polso e mano) all’esame delle vertebre cervicali (che viene effettuata sulla radiografia del cranio già richiesta per la diagnosi). Esistono, tuttavia, diverse condizioni cliniche in cui all’iposviluppo mandibolare si associano altre problematiche come, per elencarne solo alcune, la contrazione sul piano trasversale del mascellare superiore e/o alterazioni come lo scivolamento funzionale della mandibola e la suzione o l’interposizione del labbro inferiore. In taluni di questi casi può essere indicato o a volte indispensabile un trattamento che viene definito “intercettivo” proprio perché effettuato in epoca precoce anche tra i 5 e gli 8-9 anni con lo scopo di eliminare i fattori perpetuanti o aggravanti della malocclusione o di aspetti ad essa correlati. La terapia “intercettiva” spesso può ridurre la durata e la complessità del trattamento ortodontico che il paziente farà successivamente o in taluni casi addirittura evitarlo. Pertanto, la possibilità di visitare il bambino già in dentatura decidua cioè prima dei 6 anni può risultare di estrema importanza per inquadrare situazioni quali quelle descritte.
Esistono diversi presidi studiati a tale scopo che prevedono l’utilizzo di un singolo o di diversi dispositivi da applicare a seconda delle problematiche. Tali apparecchi possono essere rimovibili se applicati dal paziente ed in genere esterni alla bocca, o fissi, cioè cementati ed intraorali. Tipo di apparecchio e tempo di applicazione dello stesso, così come la durata della terapia vengono decisi dall’ortodontista che valuterà ad ogni appuntamento i miglioramenti ottenuti e quindi la collaborazione del paziente. Gli apparecchi principe nell’ortopedia maxillo facciale sono il quad helix, la trazione extraorale e la maschera facciale.
No. Può essere fastidiosa la presenza delle apparecchiature come impatto iniziale in quanto la lingua si trova a non avere più a disposizione gli spazi di prima o i gancetti le strofinando contro le guance possono provocare delle vescichette dolorose. La bocca però così come percepisce la novità come fastidio, allo stesso tempo si adatta velocemente risolvendo le difficoltà masticatorie e fonetiche. Le apparecchiature inoltre vengono realizzate artigianalmente su misura sui modelli in gesso del paziente. Questo permette di minimizzare i fastidi a cui può andare incontro il paziente.
In molti casi si. Infatti questa terapia ortopedica prevede lo spostamento in avanti della mandibola che, in aluni casi (II Classe), produce effetti favorevoli, viceversa in altri (III Classe) crea un peggioramento. Ad ogni modo la priorità è di tipo funzionale, l’estetica si correggerà in un secondo momento e in altra maniera.
Ovviamente si. La causa dei problemi all’articolazione è rappresentata dalla posizione (incastro) dei denti, per cui se si vuole risolvere il problema bisogna evitare che i denti vengano a contatto fra loro. L’unico momento in cui il Biotemplate può essere rimosso è dopo aver finito di mangiare per le manovre di igiene e sempre avendo cura di non chiudere la bocca completamente.
Occorreranno un paio di giorni per abituarsi a mangiare, parlare, si potrà avere la sensazione di avere una bocca piena e ci potrebbe essere una maggiore produzione di saliva. Dopo la prima settimana vi abituerete a tal punto da non poterne più fare a meno perché associato ad una sensazione di benessere.
Per abituarsi a mangiare è bene cominciare con una dieta liquida/semiliquida, introducendo un poco alla volta cibi morbidi e tagliati a pezzeti piccoli. Usate quando masticate entrambe le parti della bocca. E’ sconsigliato mangiare cibi duri.Cercate di mangiare cibi non troppo caldi.
Può succedere durante l’utilizzo del Biotemplate, come conseguenza del fatto che i muscoli della bocca non sono abituati a questo corpo estraneo, la lingua può agire come una leva per controllarne la stabilità e se i ganci che dovrebbero garantire la ritenzione sono troppo larghi si può avvertire la sensazione di mobilità. In questo caso basta recarsi presso lo studio per stringere i ganci che possono essersi allentati.
La semplice acqua non sempre è sufficiente a garantire una perfetta pulizia. Bisogna utilizzare uno spazzolino apposito con un detergente come quello per le stoviglie in maniera da rimuovere meccanicamente i residui di cibo e ottenere al contempo la sgrassatura dell’apparecchio.
La Gnatologia è una scienza basata su evidenze scientifiche che porta ad ottenere risultati solo se si è fatto una corretta diagnosi che non può prescindere da un’attento esame clinico, dall’analizzare la storia anamnestica del paziente e dalle valutazioni radiografiche. In commercio esistono 22 tipi di bite differenti in base alle diverse scuole di pensiero. È intuibile che non tutti hanno lo stesso effetto con l’aggiunta della variabile dell’operatore.